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La We for Woman Marathon e la mia prima volta da Pacer

La We for Wo-men Marathon è stata presentata come un grande evento. Sono pochi, pochissimi (io di certo no!) quelli che si possono ricordare la Milano-Monza, maratona corsa solo una volta nel 1951. Quarantadue chilometri tra città e campagna che univano le due metropoli milanesi.

Sessantacinque anni dopo questo percorso avrebbe ripreso vita grazie alla We For Wo-men Marathon, del 6 marzo.

Un’occasione unica e importante anche per dire NO ad ogni tipo di violenza, soprattutto quella sulle donne. La Mission era quella di sensibilizzare sportivi e cittadinanza contro la violenza sulle donne ed a favore della parità tra generi.

Un evento patrocinato da Regione Lombardia, Città metropolitana di Milano, Comune di Milano, Comune di Monza, Reggia di Monza, CONI e FIDAL. Quattro le distanze previste: 42 e 21 km competitive, 10 e 5 km amatoriali.

La Maratona ha preso il via da Piazza San Babila in pieno centro di Milano, per scendere verso Monza passando per i lunghi rettilinei di Corso Venezia, Corso Buenos Aires, Viale Monza fino a Sesto San Giovanni, per arrivare di fronte alla Villa Reale e passare il traguardo dei 21 Km in zona Cascina San Fedele. I maratoneti poi hanno corso la loro “seconda mezza” all’interno del Parco di Monza.

I 10 e 5 km non competitivi partivano e arrivavano direttamente dalla Cascina San Fedele e si correvano tutti all’interno del parco.

Testimonial dell’evento e coordinatrice dei Pacer Luisa Betty, maratoneta e ultramaratoneta conosciuta come Lady Run.

Io sono stata contattata sia per promuovere l’evento attraverso il blog che per correre la gara come Pacer per la mezza maratona, cose che ho deciso di fare entrambe con grande piacere.

A gara terminata sono stata molto indecisa se scrivere il mio pezzo o meno. Anche adesso che scrivo ho già avuto modo di leggere articoli, commenti e critiche relative a questa manifestazione.

Io non sono in grado (e non mi compete) di dare un parere tecnico circa organizzazione, regolamenti e percorsi. Quello che credo alla fine è che si sia trattato davvero di una bella occasione sprecata.

Il percorso originale e velocissimo, un lunghissimo rettilineo dalla partenza in San Babila fino quasi a Monza. Il sogno di ogni podista alla ricerca del suo personale.

Persino io mentre correvo su quali viali larghi e dritti in qualche momento mi sono dispiaciuta di non poter allungare il passo.

Alla partenza abbiamo trovato una piazza semi deserta e tutto organizzato con una certa approssimazione. Io ci ho messo un po’ a individuare il punto di ritrovo.

Gli iscritti davvero pochi (tutto sommato comprensibile vista la vicinanza di questa gara alle altre famose gare milanesi in programma a breve e vista la poca pubblicità fatta all’evento), non c’era alcun arco di partenza, nè i soliti bagni chimici… Niente di grave tutto sommato. I podisti conoscono bene l’arte di arrangiarsi. Ma l’impressione è che tutto si sia risolto bene proprio grazie all’esiguo numero di partecipanti.

Io mi sono fermata alla mezza maratona ma ho letto e sentito di disguidi sul percorso dei maratoneti, ma anche degli amatori, che si sono ritrovati un po’ abbandonati nei meandri del parco.

E all’arrivo della mezza il mio – ma non solo mio – gps segnava circa 800 mt in meno! Mi chiedo come sia stato possibile. Un errore nella misurazione del percorso o abbiamo sbagliato noi tagliando involotariamente in qualche punto?  Chi corre sa che questa è la cosa che brucia di più a chi una gara l’ha preparata e ci ha messo tutto il suo impegno (a me una volta è successo! e non vi dico la delusione).

Detto questo la mia è stata comunque un’esperienza davvero bella e unica. Non avevo mai fatto la pacer prima di domenica. Dietro di me si è formato un bel gruppetto e siamo stati tutti insieme fino circa al 19simo chilometro, quando poi qualcuno ha rallentato il passo e qualcun altro ha deviato per proseguire il suo allenamento nel parco. Molti hanno sfruttato questa gara per fare il cosiddetto “lunghissimo” in vista delle maratone a venire (Roma, Padova e Milano).

Per me domenica è stato correre senza pensare al mio risultato ma solo a quello degli altri.

Molte volte sono stata aiutata e accompagnata nel raggiungimento dei miei obiettivi e per una volta ho potuto ricambiare!

Sono tornata a casa felice, mi sentivo più ricca grazie a questa esperienza che spero davvero di poter rifare.

Come dicevo insomma una bella occasione sprecata. Una Mission importante quella della We for Women. Mi piace pensare che i disguidi organizzativi siano almeno in parte quelli fisiologici delle prime edizioni.

Io auguro a questa gara una seconda edizione più felice da un punto di vista organizzativo e spero che i podisti le daranno un’altra possibilità. Che una seconda occasione non si nega a nessuno.

Run veg, Run good

*la foto di copertina è de il cittadino mb

io palloncino

 

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