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IL VEG RUNNER DEL MESE E’ STEFANO “PEP” LAURIOLA

Stefano “Pep” Lauriola, milanese di Niguarda, classe 1974.

Podista con la passione dell’endourance, della corsa in montagna, delle arti marziali e del cross fit, già da tempi non sospetti.

Personal trainer certificato, oggi è coach di allenamento funzionale per le Women in Run Milano.

Al suo attivo 15 maratone chiuse, tra cui Milano (dal 2011 al 2016), Roma , Firenze, Venezia, Berlino e la 100 km del Passatore edizione 2014.

Come trailer e ultratrailer ha portato a termine il Gran Trail della Valdigne (2012, 56 km 3700 mt d+), l’Ultra Trail del Lago D’orta (2014, 90 km 5800 mt d+) , il Gran Trail de Paris (2014, 50 km 1000 mt d+), La Valle Maira Skymarathon (2014, 46 km 2500 mt d+), la Abbots Way (2016, 125 km 6000 mt d+), il Trail del Monte Soglio Gir Lung (2016, 66 km 3600 mt d+), il Northface Lavaredo Ultra Trail – LUT (2016, 119 km 5800 mt d+).

E’ cintura nera di jeet kune do e di kali-escrima e cintura blu di brasilian jiu jitsu.

Stefano è anche il mio compagno, da 9 anni. Mi ha seguita nel percorso veg, che sentiva come suo, come spiega molto bene nell’articolo, e poi si è (af)fidato a me, alle mie scelte e alla mia cucina per il suo “training” alimentare.

Grazie Stefano! Di tutto.

Ciao a tutti sono Stefano, “Pep”.

Faccio subito due premesse.

La prima, non amo molto parlare di me stesso, soprattutto sui social, faccio un’eccezione solo per Run Veg, perché trovo che sia davvero un bel progetto.

La seconda, io sono quello che ha portato la Michi a correre per la prima volta, ormai diversi anni fa, con una bella terapia d’urto tra l’altro, un’uscita di corsa da un’ora secca, per una che non aveva mai corso prima di allora!!!

Quindi credo di poter dire che se non avesse incontrato me forse oggi non sarebbe la bravissima runner che conoscete e forse non esisterebbe nemmeno questo blog. Ecco, mi sono giocato subito il jolly, così potrete perdonare eventuali affermazioni che farò e con cui non vi troverete in accordo, o che magari vi sembreranno esagerate.

Ho 42 anni, sono un maratoneta, ultramaratoneta, ultratrailer, pratico arti marziali da quasi 10 anni e crossfit (o funcional training) da 4. Tutto rigorosamente a livello amatoriale.

Come diceva il mio carissimo amico Fabrizio (Cosi): “mi piace tantissimo questa espressione, amatoriale”. Fare una cosa solo perché la si ama!!! anche se mi piace gareggiare, sia nella corsa che nelle arti marziali.

Ho sempre fatto sport fin da piccolo, però quasi sempre sport di squadra. Come tanti miei coetanei sono cresciuto con il mito del calcio. Calcio giocato ovunque, in strada, in cortile, all’oratorio, al parco, un vero strumento di socializzazione. Il calcio oggi non lo seguo praticamente piu, ma sono e sarò sempre orgogliosamente interista, non potrei essere altro. Poi ho giocato un po’ a tennis, ho fatto un po’ di palestra e poco altro. Come spesso capita ho avuto un periodo di inattività dovuto ai troppi impegni di studio e lavoro, e altre cose… Diciamo circa 3 anni, dal 2000 al 2002. È quello che di solito definisco come il “periodo bohemien della mia vita”!!!

Poi, complice una disastrosa partita a calcetto tra amici, durante la quale ho preso atto del mio pessimo stato di forma, ho iniziato a sentire il desiderio di rincominciare a fare sport. Il desiderio di riprendere un po’ contatto con il mio corpo.

La cosa più semplice che mi è venuta in mente è stata quella di andare a fare una corsetta nel mio adorato Parco Nord, che è tutt’ora lo scenario di quasi tutti i miei allenamenti all’aperto.

Ho ancora in mente quel giorno, circa 13 anni fa: indossavo un paio di Diadora che forse erano pronte per finire in pattumiera e un abbigliamento lontano anni luce dai capi supertecnici che si usano adesso… Ricordo che in quell’occasione riuscii a correre circa 10 minuti prima di fermarmi col fiatone (ai tempi fumavo, lo ammetto) e il mal di gambe. Ecco, se quel giorno qualcuno mi avesse detto che sarei arrivato a correre anche 100 km mi sarei sicuramente messo a ridere… E invece… Mai dire mai.

Posso dire che da allora non ho più smesso di correre, se non a causa di qualche piccolo infortunio, che comunque mi sono sempre procurato facendo altri sport, mai correndo.

Quello che ho capito praticando queste attività è che di sicuro sono più portato per gli sport individuali, soprattutto per gli sport di endurance. Credo sia una questione caratteriale. Quando sono in gruppo tendo a stare in disparte, non mi piace stare al centro dell’attenzione, spesso finisco per subire decisioni altrui. Invece da solo, un po’ perché devo contare solo sulle mie forze, mi esprimo meglio. E più lo sforzo si prolunga, più si protrae nel tempo, più mi sento a mio agio. È come se riuscissi a raggiungere uno stato di trance, di estraneamento. O forse è semplicemente dovuto al fatto che sono fondamentalmente una persona lenta e riflessiva, ci metto una vita a fare tutto, anche a prendere una semplice decisione. Chiaro che non sarei mai stato un centometrista!!!

Lo stesso mi capita nelle (per ora poche) gare di jiu jitsu a cui ho partecipato. Tendo ad andare meglio se la lotta si protrae, piuttosto che nei primi frangenti di gara.

Ma veniamo all’alimentazione.

Chiarisco subito: la scelta veg è per me una conquista abbastanza recente, direi circa 5 anni.

Da piccolo, ma anche fino a qualche anno fa, mangiavo carne, pesce, uova, formaggio e sono cresciuto bevendo litri di latte. Sinceramente non so se questo abbia avuto conseguenze negative sul mio corpo. Di fatto sono sempre stato abbastanza bene. E non ho mai avuto problemi di salute legati all’alimentazione. Ho sempre mangiato di gusto. Non ho mai sofferto di inappetenza. Non ho mai avuto problemi di intolleranze o allergie. Non ho mai fatto una dieta in vita mia.

La mia scelta veg è molto semplice: mi piacciono gli animali, vivi. Punto. Tutto qui. A un certo punto ho iniziato a fare la connessione: cosa si nasconde dietro la bistecca che sta nel mio piatto??

Ho sempre avuto animali per casa, cani, gatti. A un certo punto mi è diventata insopportabile l’idea di uccidere un qualsiasi animale per nutrirmi, o peggio ancora per il solo piacere di soddisfare il palato.

Non ricordo nemmeno bene quale sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Forse un video sugli allevamenti intensivi (veri e propri lager, è inutile negarlo. Credo che solo delle menti depravate e sadiche possano concepire luoghi simili).

Lungi da me giudicare quelli che mangiano carne o pesce. Ma almeno che sia chiaro cosa sono gli allevamenti, e in quale modo vengono allevati, mantenuti in vita e poi uccisi gli animali, quali le ricadute devastanti per l’ambiente. Poi ognuno faccia la sua scelta, ma che almeno sia consapevole.

Se è vero, ed è vero, che tutte le nostre azioni hanno conseguenze sul mondo che ci circonda, quella di non mangiare più carne, o almeno limitarne il consumo, è una di quelle azioni che davvero possono influire sulle condizioni di vita di milioni di persone e ovviamente anche degli animali, e in ultima analisi anche di tutto l’ecosistema.

Mi fanno sorridere quelli che dicono: “l’uomo è un predatore, un cacciatore, in cima alla catena alimentare”. Vorrei proprio vederli, questi predatori da supermercato, quanto sarebbero in grado di durare se lasciati da soli in una foresta o in una giungla.

Oggi molti studiosi che si occupano di alimentazione (Veronesi, Berrino, solo per citarne alcuni) insistono sui benefici di un’alimentazione che tenda ad eliminare le proteine animali. Ma per quanto ne so le teorie sull’alimentazione possono anche cambiare. E magari un giorno si tornerà a dire che le proiteine animali sono irrinunciabili per un corretto sviluppo del corpo umano. Non lo so.

Quella che non cambia è la mia idea di come l’uomo dovrebbe porsi in relazione al mondo e alle altre creature che lo popolano. Io credo che nessun essere vivente dovrebbe essere sacrificato se non è strettamente necessario.

Credo che l’uomo dovrebbe cercare di vivere in armonia ed equilibrio con ciò che lo circonda. Principalmente cercando di avere il minore impatto possibile sull’ambiente. Utilizzando con parsimonia le risorse che la terra mette a disposizione. Decidere di non essere complice del sistema degli allevamenti, usare il meno possibile l’automobile, cercare di non sprecare acqua o energia, mangiare di meno, consumare di meno, produrre di meno e già che ci siamo anche lavorare un po’ di meno.

Sono tutte piccole cose che non comportano nessuna fatica, ma che sommate possono avere un grande impatto sulla preservazione dell’ambiente e sulla qualità della vita, nostra e di chi ci sta intorno. Questo è quello che cerco di fare nei miei comportamenti quotidiani. Con mille contraddizioni, certo. Chi non le ha? In qualche modo bisogna pure scendere a patti con la società in cui viviamo. Ciascuno fa le proprie scelte, il proprio percorso.

Quello che posso dire, tornado alle ricadute di questo tipo di alimentazione sul mio stato di salute, è che io oggi a 42 anni peso come quando ne avevo 18, mangio bene e dormo serenamente, sono un donatore di sangue e le mie analisi sono sempre impeccabili. Mi alleno tutti i giorni e spesso più volte al giorno. Se dovessi misurare la bontà di questo tipo di alimetazione sulla mia forma fisica, direi che non ci sono dubbi: è un toccasana.

Personalmente ritengo di essere più in forma adesso rispetto a quando mi nutrivo anche con prodotti di origine animale. Sono più magro e più asciutto. Ho migliorato tantissimo i miei tempi di recupero anche dopo sforzi molto intensi. Per certi aspetti sono migliorate anche le mie prestazioni sportive, che comunque restano quelle di un pluriquarantenne amatoriale.

In parte forse è dovuto anche al fatto che mi alleno di più e meglio.

La verità è che non mi importa molto, tanto io di certo non devo vincere nulla, ne mi devo guadagnare da vivere con le mie attività sportive. Per me lo sport è solo fonte di buone sensazioni, di ricerca e crescita individuale, nulla di più.

Semplicemente vorrei non dover causare più la sofferenza o la morte di nessun essere vivente, a prescindere dal fatto che mi faccia stare più o meno in forma.

Vedo in giro troppe persone che non hanno la minima preoccupazione di quelle che sono le conseguenze delle loro azioni. Sia nel rapporto con le altre persone che con il mondo che le circonda. Vivono come se il pianeta fosse un enorme supermercato. Basta avere i soldi per poterselo permettere, e ogni desiderio o sfizio diventa legittimo.

La stessa ansia da consumo che si riflette nel continuare a comprare cose, anche quando non se ha la necessità, investe l’aspetto dell’alimentazione: nella società opulenta il mangiare è diventata un’azione scollegata dall’appetito o dalla necessità di alimentare il proprio corpo. Si mangia per riempirsi, spesso per sopperire ad altre carenze, con poca cura a quello che si mette nel piatto, a come è preparato, a quante risorse sono state impiegate per produrlo.

E’ uno stile di vita che non condivido, e non nascondo di iniziare a provare un certo fastidio per chi vive in questo modo. Mi risulta sempre più isopportabile un certo atteggiamento verso il pianeta e le sue risorse, ormai limitate. Ritengo che questi comportamenti votati al consumo sfrenato siano nocivi per il mantenimento di un corretto ed equilibrato rapporto tra gli esseri umani e il pianeta. Quello delle risorse a disposizione sul pianeta è un problema la cui soluzione non può più essere rimandata. E come diceva qualcuno: “se non fai parte della soluzione, fai parte del problema”.

Ecco io credo che per “far parte della soluzione” potrebbe essere utile inziare a ripensare il nostro stile di vita, cercando di riprendere più contatto con la natura e con il nostro copro, facendo sport, a qualunque livello, se necessario dedicando meno tempo a quelle che normalmente si definiscono attività produttive e più tempo allo svago, al benessere psico-fisico.

Allo stesso modo occorrerebbe prestare più attenzione a ciò che si mangia, a ciò che costa in termini di risorse e sofferenza.

Mangiare è un privilegio, poter scegliere cosa e come lo è ancora di più. Facciamo tesoro di questo privilegio, non sprechiamolo.

Credo che questo sia il messaggio di questo bellissimo blog su cui ho avuto il piacere di raccontare la mia esperienza. Spero di non avervi annoiato.

Buona vita, a tutti. Anche a me!

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