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C’ERANO UN’ITALIANA, UN GIAPPONESE E UN BRASILIANO…

I runners, si sa, sono animali abitudinari….

Vanno a correre sempre nello stesso posto, alla stessa ora, negli stessi giorni.

Che poi, dove corri corri, i giorni sono proprio gli stessi per tutti. Di solito durante la settimana il martedì e il giovedì. Che se ti capita un imprevisto ed esci di mercoledì ti senti solo come il primo uomo sulla luna.

Il tuo parco o il tuo naviglio, allenamento dopo allenamento, lo conosci metro per metro, cespuglio per cespuglio, buca per buca. Che ci potresti correre anche al buio.

E la gente che incontri è sempre la stessa. 

Io corro al Parco Nord di Milano. Ogni riferimento a persone realmente esistite non è casuale.

C’è il giapponese: sempre a torso nudo, con gli addominali tiratissimi e l’espressione ringhiosa. Nudo anche in inverno. L’altra mattina si batteva forte il petto e le braccia forse per riscaldarsi ma io, mentre mi stringevo ancora di più nella mia felpa, non potevo fare a meno di chiedermi: perchè sottoporsi a quell’autopunizione? E mi tornava in mente l’abnegazione e lo spirito di sacrificio che ci raccontavano i cartoni animati giapponesi della nostra infanzia. Parlo della mia generazione, quella cresciuta con Mimi Ayuara, la pallavolista che si allenava con le catene ai polsi, per dire… un altro mondo insomma.

C’è il brasiliano, quello che corre con la maglia della nazionale di calcio. Cioè, io lo chiamavo il brasiliano finchè ho scoperto che la maglia era quella dell’Argentina… ma vabbè, all’esame di geografia all’università a me è capitata l’Emilia Romagna… Corre sempre da solo, sempre alla stessa velocità, ma soprattutto sempre vestito uguale! con la fascia di spugna anni ’80 in testa che lo fa assomigliare a Gulliermo Vilas.

C’è il milanista. Io lo chiamo così perchè la prima volta che l’ho incontrato correva con la maglia del Milan. Un signore anziano, un po’ matto, sempre sorridente, che ti saluta con un tono di voce così squillante che se c’è un cane nel giro di un km sicuro che perde l’udito… ma nemmeno un essere umano  può sopportare senza traumi quelle vibrazioni prima delle otto del mattino e senza un caffè… Comunque ho scoperto poi che il milanista sfoggia democraticamente le maglie di tutte le squadre del campionato.

E poi c’è il Presidente. Un signore con i capelli tutti bianchi, candidi, che sembra sempre che sorrida anche quando è serio, di una certa età ma in formissima, che incontro da anni al parco e che vedo sempre alle gare “di quartiere”. E infatti ho scoperto di recente che si tratta niente meno che del Presidente di una nota Asd di Milano Nord.

E poi ci sono i runners come me che fanno i loro allenamenti, sempre loro, li riconosci, indossano le magliette delle gare che raccontano le loro ultime imprese, con alcuni ti saluti, che il podista milanese mica sempre saluta, con alcuni abbozzi un sorriso o uno sguardo d’intesa.

Siamo sempre noi, inutile fare finta di non conoscersi.

E poi ci sono quelli che io chiamo i folletti del parco. Che non sai chi sono, non li conosci, non li incontri mai alla gare o alle tapasciate, ma sono sempre li, nel parco, che corrono. Anche se cambi ora, se cambi giorno, loro sono li e corrono.
Io li immagino come creature del parco, che vivono li e corrono giorno e notte, senza stancarsi mai. Loro.

mimi ayuara2

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