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MILANO MARATHON. STORIA DI UN AMORE NON CORRISPOSTO.

Compresa questa, dal 2011 ad oggi ho corso 7 maratone: Venezia, Roma, Milano, Firenze, Padova, Pisa e di nuovo Milano.

Sono andate tutte bene, e non solo da un punto di vista cronometrico. Per noi amatori spesso la sensazione è più importante della prestazione.

E le mie sensazioni sono state sempre positive, fin dalla prima volta. Fatica certo, tanta, ma anche gioia, adrenalina, soddisfazione.

Tutte corse bene e con buone sensazioni quindi. Tutte, tranne Milano, nel 2013 e ieri.

Dove per ben due volte sono stata vittima della maledizione del 28esimo chilometro della Milano Marathon.

Eh si, perchè la cosa incredibile è che tutte e due le volte la crisi è arrivata, inaspettata e troppo presto, proprio al 28esimo chilometro!

Una crisi che mi ha costretta inizialmente a rallentare per poi fermarmi e camminare al ristoro del 30esimo.

Dopo un infortunio e un’estate difficile ho avuto una stagione podistica pazzesca, in cui ho inanellato un pb dietro l’altro, su tutte le distanze.

E alla linea di partenza di questa Milano Marathon mi sono presentata con l’idea di chiuderla col botto, portandomi a casa un crono a cifra tonda proprio lì, nella mia città. Già mi vedevo festeggiare ai giardini di Porta Venezia insieme a tutti gli amici, immaginavo cosa avrei scritto e cosa avrei fatto dopo.

Ma non è andata così. Le cose non sempre vanno come vuoi tu, soprattutto quando si tratta di correre una maratona.

Nel 2013 avevo dato la colpa a una gestione sbagliata della preparazione. Ero sovrallenata e scarica e la mattina della gara al momento dello sparo non avevo nessuna voglia di correre.

Ma per la crisi di ieri non saprei a chi o a cosa dare la colpa. Mi sono allenata bene, mi sono alimentata bene, mi sono riposata. Si, avevo da una settimana un dolore fastidioso al bicipite femorale sinistro, si la giornata era molto umida e sono i primi caldi. Ma non c’entra.

Semplicemente era una giornata no. Chi corre sa bene che può succedere, che la crisi quando arriva, arriva e non c’è più nulla da fare.

Mi sono fermata, ho camminato, ho pianto, ho ripreso a correre, ho camminato ancora. I 12 chilometri che mi separavano dall’arrivo mi sembravano una distanza impossibile da percorrere.

Come cambia la prospettiva quando si soffre!

Io poi non sono mai stata del partito “striscia se serve, ma non mollare mai”.

Non c’è nulla di disonorevole nel ritiro, soprattutto quando serve a preservarsi nel fisico e nella mente e ieri ero decisa a ritirarmi.

Ma poi la mia amica e super veg runner Simona mi ha presa letteralmente per mano al 37esimo e mi ha portata all’arrivo! Senza di lei non ce l’avrei fatta. E grazie anche a Stefano che ci ha scortate e Valentina che ci incitava e gridava i nostri nomi.

Insieme abbiamo tagliato il traguardo di Porta Venezia correndo.

La Simo, uno scricciolo con due grandi occhioni azzurri a vederla, ma una vera wonder women.

Il pianto di questo arrivo, tra le braccia della mia amica, è stato di liberazione, di gratitudine e di felicità, nonostante tutto.

Perché la Milano Marathon è sempre una festa. La festa dei punti di cambio delle staffette, che sono la vera anima della maratona, e il loro tifo travolgente, la birretta del bar Bianco ai giardini di Porta Venezia, gli x.runners for Emergency, la parata delle Onlus, i palloncini gialli, il ricordo di Fabrizio, che ci ha lasciati troppo presto, e che questa Relay Marathon se l’è inventata.

Ma la gara, quella no.

Milano, mai una gioia. Come diciamo noi milanesi imbruttiti.

Chissà perchè Milano, la mia città, che io adoro, sembra proprio non corrispondere questo amore?!

Forse è anche un po’ colpa mia. Ce l’ho qui sotto casa, a portata di mano, e non le dedico le attenzioni che meriterebbe. Un po’ come quando in una storia d’amore ci si rilassa troppo e si da tutto per scontato… Chissà se riuscirò mai a conquistarla.

Milano intanto mi ha dato una bella lezione di umiltà. E la “distanza regina” mi ha ricordato di portarle rispetto, che correre 42 km e 195 mt non è passeggiata, che forse me lo stavo dimenticando. Che uno quando corre bene quasi non si rende più conto di quale impresa sia.

E grazie a Milano ieri ho imparato che la maratona è davvero come la vita: se hai degli amici su cui contare fa un po’ meno paura.

E questo vale più di ogni pb.

Ci si vede l’anno prossimo Milano, non credere di esserti liberata di me.

#milanomarathon2016 #ciaofabrizio

*la foto di copertina è di Lorenzo Ravelli
IO E VEGAN RUNNER
Vegan Runners go!
IO E LA SIMO
Gli ultimi chilometri con i miei angeli custodi.
io e simo arrivo
Grazie ad Alessandro Montaguti che mi ha mandato questa foto così bella e intensa (E meno male che all’ultimo mi ero messa lo smalto 😉 )
IO E STE
La medaglia conquistata a denti stretti 😉 Grazie a Stefano sempre presente per sostenermi e a Ruggero Isernia che ha scattato questa foto e che ha corso con me tutti i primi 21 km e poi si è involato e ha fatto il suo personale.

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