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Stare in coppia vuol dire fare squadra, sempre: la MOMOT



E’ passata quasi una settimana dalla mia MOMOT e finalmente trovo un momento per raccontarvela.

Di solito questi pezzi li scrivo a caldo, la sera stessa, al massimo il giorno dopo. Ora, dopo 5 giorni, mi sembra sia passata una vita…

Mi sono iscritta alla Monza Montevecchia, MOMOT, come gara di allenamento per la Monza Resegone.

Ho poi scoperto che sono in molti ad ‘usare’ questa gara come lungo di qualità per la MoRe. Peccato che la MOMOT si corra in coppia e non in squadre da 3 come la More altrimenti sarebbe davvero un allenamento perfetto! Strano che gli organizzatori non ci abbiano pensato.

Comunque, visto che le mie due compagne per la More, Simona e Sofia, avevano deciso da tempo di correre questa gara insieme, io ho ‘reclutato’ suo malgrado il mio fidanzato. Che poi lui, abituato com’è a ultramaratone e ultratrail, 33,5 km con ‘soli’ 700 mt se li mangia a colazione, non ho ancora capito cosa c’era da lamentarsi 😉

MOMOT 5

Cosa vuol dire correre una gara in coppia? tecnicamente vuol dire che bisogna correrla in 2 rimanendo sempre vicini e che si deve tagliare il traguardo affiancati, pena la squalifica. Lo stesso vale per la Monza Resegone, solo che le squadre sono da 3.

Ma sopratutto vuol dire sostenersi a vicenda, saper adattare il passo l’uno all’altro, sapersi aspettare quando serve, comprendersi senza parlare che a volte di fiato per parlare non ce n’è, saper cogliere il reale stato di forma del proprio compagno, spronarlo nei momenti di difficoltà quando magari anche tu sei allo stremo delle forze.

Correre in coppia con il proprio fidanzato è davvero una buona idea?

MOMOT 2

C’è molta letteratura intorno a questo argomento. Alcune ragazze ne parlavano anche negli spogliatoi a fine gara. Una sosteneva che col suo compagno non riusciva nemmeno ad allenarsi senza litigare.

E’ vero che ci si conosce e ci si fida uno dell’altra, ma è anche vero che tra fidanzati non ci sono (quasi più) filtri: generalmente quando si corre insieme finisce che la donna si lamenta e che l’uomo si arrabbia 😉

Io e stefano, anche se spesso ci alleniamo, e bene, insieme, (siamo quasi allo stesso livello, lui è un po’ più veloce e soprattutto moooooolto più resistente di me), non siamo esenti da questa regola generale.

E in questa gara si sono espressi chiaramente i nostri caratteri e messe in atto quelle che sono le nostre dinamiche di coppia.

Nei momenti di difficoltà io sono sempre drastica e tendo a voler mollare, Stefano invece non si arrende mai .

E anche in questa circostanza è solo grazie a lui che abbiamo superato tutte le difficoltà senza arrenderci e siamo arrivati alla fine.

Forse è proprio questo che vuol dire stare in coppia: fare squadra, sempre.

Io sono arrivata alla gara poco allenata a causa di questo ormai famigerato problema alla gamba sinistra che non mi molla da prima della Milano Marathon.

E mi sento debole e stanca, forse a causa del peso di una stagione di allenamenti molti intensi, dei primi caldi, di tutte le cose che ho per la testa in questo periodo.

Esco a correre e già dopo 100 mt vorrei tornare a casa e dopo 1 km penso che non voglio correre mai più… e anche se poi bene o male concludo l’allenamento che mi sono prefissata, non parto mai, le gambe non girano, e la testa non ne vuole sapere.

Della Momot non sapevo quasi nulla, se non che si correva a coppie. E mi sono presentata alla partenza senza nemmeno aver dato un’occhiata all’altimetria e al percorso.

Così ho scoperto al momento che si trattava di una corsa su terreno misto, boschi, campi, asfalto e sterrato, guadi, salite e discese.

Un percorso bello, panoramico e vario ma per me durissimo. E corso con una temperatura anomala per il mese di maggio, più di 30 gradi, e con il sole che nei tratti esposti ti picchiava in testa e ti tagliava le gambe.

34 km con partenza dal parco della Villa Reale di Monza attraverso il parco dell’alta valle del Lambro e il parco regionale di Montevecchia e della Val Curone per 700 mt di dislivello totali.

Luoghi stupendi, scenari delle numerosissime tapasciate che impazzano in Brianza tutto l’anno, estate e inverno, con il sole e con la neve.

Percorso misto e impegnativo questo della MOMOT che raggiunge l’apice con la salita spaccagambe al Santuario di Montevecchia.

Poi 1 km e mezzo di discesa liberatoria e finalmente si taglia il traguardo, mano nella mano. E’ finita!

Il tempo limite per il termine della gara indicato sul regolamento era di 4 ore. Col senno di poi, va detto, un cancello strettissimo.

Gli ultimi 3 chilometri sono stati un corsa contro il tempo. Io che dal ventesimo sentivo già di non averne più e diverse volte ho alternato tratti di camminata alla corsa, ho davvero raschiato il fondo per trovare le energie e le forze necessarie per quello scatto finale.

Quando ci siamo trovati di fronte alla scalinata che portava al santuario abbiamo capito che non ce l’avremmo fatta comunque a starci dentro, anche se per poco.

Tutta questa fatica e nemmeno la medaglia.

Mentalmente ripensavo ai tratti in cui mi ero arresa e avevo camminato quando con un po’ di buona volontà in più avrei potuto correre, al troppo tempo perso ai ristori, alle energie fisiche e mentali sprecate a lamentarmi della mia pessima prestazione, ad ascoltare ogni disagio, il dolore alla gamba, il caldo, la pesantezza.

Ogni tanto è così, non si riesce a reagire e si cade nel vortice delle brutte sensazioni.

Io ne sono uscita solo grazie al mio compagno, che ha lottato a lungo per tutti e due e mi ha aiutata a trovare da qualche parte la forza che serviva per chiudere la gara.

E alla fine, sorpresa sorpresa, nonostante abbiamo passato il traguardo dopo 4 ore e 5 minuti dalla partenza, siamo stati comunque medagliati!!!

Felicità durata poco, nuovamente svanita di fronte al ristoro che prevedeva unicamente panini col wurstel.

Ora, io non pretendo certo che i ristori delle gare offrano proposte vegane, ma alternative alla carne sì!

Intendo dire che se decidi di offrire dei panini non puoi farli solo di carne, almeno prevedi l’alternativa al formaggio!

Ormai il numero degli atleti vegetariani è in costante aumento e non si può più pensare di ignorarlo.

Soltanto nel nostro gruppo io, Stefano, Simona e Sofia non abbiamo potuto mangiare nulla se non le patatine del sacchetto (che io adoro eh…).

Inoltre il sito parlava di ‘pasta party’. Non sarebbe stato più corretto indicare invece in cosa consisteva veramente il ristoro?

Che poi, vegetariani o no, va detto che i wurstel sono buoni sì, lo so, goduriosi magari, ma diciamolo, sono una pessima proposta.

E’ curioso pensare ai fiumi di inchiostro che si sprecano intorno all’alimentazione dello sportivo e poi spesso è proprio alle gare che si mangiano le cose peggiori.

In alcuni casi i ristori sono una vera e propria fiera del junk food.

Ci avete mai fatto caso?

Per fortuna a disposizione degli atleti c’erano anche ben 500 litri di birra che per me rimane sempre il miglior recupero post gara.

MOMOT 8

E docce funzionanti e caldissime (che non è sempre così scontato).

E nel pacco gara un giubbino smanicato, con una fantasia mimetica che io trovo davvero fighissima, per una volta della mia misura.

E sul percorso tantissimissimi volontari sempre disponibili e col sorriso!

Rifocillati con birra

e patatine abbiamo infine lasciato Montevecchia, ma altre difficoltà ci attendevano…

Quello stesso giorno era prevista l’ultima tappa del giro d’Italia proprio da Monza a Milano, perciò al nostro rientro in città abbiamo trovato tutte le strade chiuse… ma proprio tutte!

Ma come ha detto un saggio: la vita non è quello che ti succede, è come reagisci a quello che ti succede.

Abbandonata la macchina di fronte a un posto di blocco non lontano da casa, borse e gambe in spalla abbiamo sbrigato lì per lì la pratica del defaticante post gara!

Se la MOMOT doveva essere un test per la Monza Resegone direi che nonostante le sensazioni non proprio positive sul mio stato di forma ha quanto meno dimostrato che nonostante tutto testa e risorse per farcela ci sono.

E poi le mie due socie, che credevo avanti di ore, hanno chiuso la gara solo qualche minuto prima di noi.

Prova che la squadra è di certo equilibrata e che forse, tutto considerato, la mia prestazione non è stata poi così scarsa.

E adesso, portato a casa il lunghissimo, rimane solo da riposarsi e da aspettare.

La MoRe è sempre più vicina.

MOMOT 6

Grazie a La42Runstation per le magliette della gara

MOMOT 7

La squadra Run Veg per la More con la divisa ufficiale di Ciao Runner

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