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CORRERE DA SECCHIONA: IO E LA TABELLA DI ALLENAMENTO

Mio papà mi correggeva i congiuntivi. Senza tregua.

Così a undici anni già mi inerpicavo in consecutio veramente al limite.

Un giorno, andavo alle medie, mi è uscita una delle mie consecutio improbabili e un compagno mi ha detto ‘come parli, secchiona’ e tutti giù a ridere. Volevo morire, proprio in quel momento. E da quel giorno, fuori di casa, ho cominciato a dire ‘se lo sapevo te lo dicevo’ perché non volevo essere una secchiona, che le secchione non le vuole nessuno. Però un po’ era vero. Che ero una secchiona. A me piaceva studiare e anche andare a scuola.

“Ti piace studiare, non te ne devi vergognare”.

Santo Vasco, mi ha salvato l’adolescenza.

Comunque, secchiona, dicevamo. Quella cosa lì ce l’ho dentro, non posso farci niente.

Poi quando smetti di studiare e cominci a lavorare le cose un pochino cambiano. Io sono quella che “se c’è il libro” sono a posto.  Solo che a un certo punto della vita di libri che basta studiare e ti dicono loro come fare non ce n’è più.

Dopo questa premessa capirete cosa è stato per una come me trovarsi tra le mani una TABELLA DI ALLENAMENTO!!!

Una tabella che mi dice in tutto e per tutto cosa devo fare, quando e quanto correre, a quale velocità, quando riposare.

Finalmente delle certezze: tu fai quello che c’è scritto qui e otterrai questo risultato.

Io la tabella la seguivo alla lettera, come fosse il vangelo!

Al punto che tutto, non solo il mio tempo, ma anche i miei pasti, la mia vita sociale, i miei umori, ruotavano intorno alla mia tabella.

Ma poi qualcosa non ha funzionato.

Tu fai tutto quello che c’è scritto e non sempre ottieni quel risultato. Come è possibile?

E’ possibile perché siamo umani e durante la preparazione di una gara può succedere di tutto.

Succede che un giorno sei più stanco, che hai fatto tardi la sera, che hai mangiato troppo, troppo poco, che piove, che nevica, che fa troppo caldo, troppo freddo, che devi andare a prendere il bambino a scuola, che devi lavorare, che ti fai male, che ti ammali, che litighi col fidanzato, che ti infortuni!

E il giorno della gara può anche semplicemente succedere che qualcosa non gira per il verso giusto, o la testa o le gambe o la giornata… e il risultato non arriva.

Succede.

Non c’è tabella al mondo che ci possa dare alcuna garanzia di conseguire un risultato.

Ma forse così c’è più gusto… e poi la corsa mi ha insegnato che il viaggio è più importante della meta… io dopo due infortuni e diverse delusioni l’ho imparato.

Ora sto preparando la Pisa Marathon,  mia sesta maratona.

E ho anche imparato che in fondo la tabella non è il vangelo: domenica mattina ho corso ben 1 chilometro meno del previsto…! Senza drammi. A cuor leggero.

Beh, poi domenica prossima correrò 1 chilometro in più! Ovviamente.

 

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