di Stefano Pep Lauriola
Vi è mai capitato di andare a correre con qualche preoccupazione e di tornare con le idee chiare in testa?
Qualunque sia l’argomento delle vostre riflessioni: il lavoro, la famiglia, la vostra relazione di coppia, ecc.
Se torno con la memoria all’epoca in cui ero studente, ricordo che alcune delle frasi più azzeccate della mia tesi di laurea le ho pensate durante i miei allenamenti. Era come se correndo mi si schiarissero le idee, come se i concetti si facessero più lineari, come se trovassi la chiave di lettura tra le migliaia di pagine lette.
E che ripetute facevo poi tornando a casa più velocemente possibile, nella speranza che la frase che mi era venuta in mente non si perdesse. Entravo di corsa in casa, accendevo il computer e l’appuntavo subito, prima ancora di fare la doccia.
Mi ricordo che spesso usavo questa espressione: “vado a correre così mi ossigeno un po’ il cervello”.
Credo che Brooks sia riuscita a sintetizzare questa sensazione con il concetto di runfulness. Un interessante neologismo per spiegare quello stato di mindfulness che si raggiunge attraverso il running, o comunque attraverso l’allenamento.
Brooks ha condotto due ricerche, una in un laboratorio di neuroscienze e una sul campo con un sondaggio tra centinaia di runner, per studiare gli effetti della corsa sul cervello.
Entrambi gli studi hanno dimostrato che la corsa ha effetti immediati anche sulla mente riducendo lo stress e determinando uno stato di consapevolezza e benessere che, rilassando il cervello, lo pone in una condizione di particolare predisposizione alla creatività e alle nuove idee.
È quello che Brooks ha appunto chiamato runfulness.
Sembrerebbe, insomma, che la corsa permetta alla mente di andare in luoghi in cui non si è soliti andare nella vita di tutti i giorni.
“La maggior parte dei runner, quando intervistati, non si è resa conto che il livello di stress è diminuito a mano a mano che correvano, come è stato dimostrato dal confronto dei risultati pre e post-corsa. Un adattamento quindi anche inconsapevole in alcune occasioni”
Introducendo il neologismo Runfulness, Brooks spiega esattamente quello che percepisce il cervello dei runner, perfino i cambiamenti di cui essi possono non essere consapevoli.
E allora forse ora mi è più chiaro da dove nascessero le idee su cosa scrivere nelle mia tesi…!
Va da se che questo ragionamento, almeno secondo me, è applicabile al runner amatoriale, quello che sono io a tutti gli effetti. Troverei davvero curioso che il top runner o comunque l’atleta d’elite, mentre sfreccia a 2’30” al km, magari in vista di una vittoria prestigiosa o di un record olimpionico, possa riuscire a concentrarsi su cosa dire alla fidanzata la sera a cena…
Credo sia uno studio pensato per quelli come noi che dalla corsa cercano il benessere fisico e mentale, senza troppa ossessione per la performance.
In questo senso di benessere, mentale e fisico, derivato dalla corsa, si inserisce anche il nuovo modello di Glycerin 19, a detta di Brooks la calzatura più morbida di sempre.
GLYCERIN è da sempre l’ammiraglia di casa Brooks. E finalmente dopo “anni che ci annusiamo” ho avuto il piacere di provarle.
L’occasione tra l’altro è doppiamente fortunata perché in corrispondenza con l’edizione 19 Glycerin si sdoppia.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Il nuovo modello si presenta in due versioni: la classica neutra e la versione gts, con la medesima ammortizzazione, lo stesso colore, lo stesso design, la stessa tomaia, ma con in più i vantaggi della tecnologia di supporto GuideRails brevettata da Brooks.
Di fatto la Glycerin 19 gts sostituisce la Transcent.
Come già osservato per altri modelli, GuideRails è il sistema di supporto olistico e versatile di ultima generazione in grado di fornire un sostegno intelligente durante la corsa, garantendo stabilità e sicurezza quando il corpo lo richiede.
L’idea è quella di aiutare i runners a trovare la scarpa perfetta in base all’esperienza che desiderano e alle loro esigenze biomeccaniche.
Dopo aver valutato i diversi feedback dei tester, Brooks ha voluto sviluppare una nuova scarpa più leggera, più morbida, più flessibile.
Novità anche per quanto riguarda la tomaia: la sua struttura è infatti a doppio strato. Il tessuto Engineered e la morbida fodera interna, insieme alla soletta OrthoLite, avvolgono il piede per una calzata aderente, flessibile, sicura.
Il sistema DNA LOFT, che è ora su tutta la lunghezza dell’intersuola, rende il passaggio dal tallone alla punta incredibilmente morbido e fluido
Glycerin 19 e Glycerin 19 GTS hanno un differenziale dell’intersuola di 10 mm.
Diverso anche il peso:
Glycerin 19 255 grammi (donna)* e 289 grammi (uomo)
Glycerin 19 GTS 269 grammi (donna) e 303 grammi (uomo)*.
TEST SU STRADA
Io ho testato la glycerin 19 neutra, sulle 4 tipologie di allenamento che utilizzo per provare un modello:
ripetute brevi (250 mt), medio variato, ripetute in salita e il classico fondo lento.
La scarpa è davvero leggera ma non di certo minimalista, abbastanza reattiva, ma allo stesso tempo con una buona sensazione di comfort e di ammortizzazione.
Il riscontro sui lavori più veloci è buono, ma direi che il suo “ambiente naturale” sono i percorsi più lunghi a ritmo costante.
Se dovessi suggerire una gara ideale per questo modello, direi una mezza maratona. Vi sentirete sicuramente protetti e sostenuti, se siete in giornata e vi va di “spingere” un po’ è anche una scarpa che “vi viene dietro”!
La caratteristica che più mi ha colpito è che si tratta di un modello molto avvolgente.
Perfetto per chi come me ha il piede un po’ sottile. Questa è una considerazione da tenere presente se invece avete il piede a pianta larga: potrebbe essere utile un numero in più, per esempio rispetto al un modello come le Adrenaline, che invece tendono a calzare più comode. È ovviamente un’osservazione soggettiva che potete tranquillamente verificare con il vostro negoziante di fiducia provando la scarpa. Tenetela però presente se invece optate per l’acquisto online.
Puoi acquistare online le tue Glycerin 19 qui.
Sono Michela, ma per tutti sono La Michi.
Vegetariana della prima ora, oggi felicemente vegana, maratoneta per passione e cuoca per diletto, mi interesso da anni all’approfondimento di temi legati all’alimentazione, allo sport e al benessere.
Diplomata Guida alla terapia alimentare alla Sana Gola di Milano e presso l’Accademia Italiana Fitness in Nutrizione per lo sport, tengo corsi di cucina macrobiotica vegana e consulenze personalizzate.